samedi 3 décembre 2011

dimanche 30 octobre 2011

Hadewijch

"Ce que l’Amour a de plus doux, ce sont ses violences ;/ son abîme insondable est sa forme la plus belle ;/ se perdre en lui, c’est atteindre le but ;/ être affamé de lui c’est se nourrir et se délecter ; / l’inquiétude d’amour est un état sûr ;/ sa blessure la plus grave est un baume souverain ;/ languir de lui est notre vigueur ;/ c’est en s’éclipsant qu’il se fait découvrir ;/ s’il fait souffrir, il donne pure santé ;/ s’il se cache, il nous dévoile ses secrets ;/ c’est en se refusant qu’il se livre ;/ il est sans rime ni raison et c’est sa poésie ;/ en nous captivant il nous libère ;/ ses coups les plus durs sont ses plus douces consolations ;/ s’il nous prend tout, quel bénéfice !/ c’est lorsqu’il s’en va qu’il nous est le plus proche ;/ son silence le plus profond est son chant le plus haut ;/ sa pire colère est sa plus gracieuse récompense ;/ sa menace nous rassure / et sa tristesse console de tous les chagrins :/ ne rien avoir, c’est sa richesse inépuisable"

mercredi 26 octobre 2011

l'ART pour l'ART?

Aujourd'hui, la religion a perdu sa capacité de poser des questions, et l'art a pris sa place. Je crois que ces extrémistes sont jaloux de cette spiritualité profonde qui s'est réfugiée dans l'art.
ROMEO CASTELLUCCI

mercredi 14 septembre 2011

samedi 6 août 2011

Journal Intime de Camillo Casati Stampa

Journal intime de Camillo Casati Stampa -

Siamo tornati a Roma da appena due giorni e la mia amata Anna continua a starsene in disparte e a mostrarsi scontrosa e immusonita.
Oggi io e lei abbiamo fatto una bella camminata lungo una spiaggia semideserta di Focene. È una nostra gradevole scoperta risalente a qualche anno fa, meglio di Ostia dove bisogna rintanar­si in cabina.
È un luogo poco frequentato perché è fuori mano e conosciuto da pochissime persone.
La sabbia in alcuni punti dove forma delle dune è coperta da un po’ di vegetazione, di modo che se uno si vuole spogliare o sì vuole appartare può farlo tranquillamente senza essere visto da nessuno.
Mia moglie era splendida più che mai, camminava davanti a me con il seno superbo scoperto e un piccolo perizoma che le copriva il sesso. Adoro guardare da dietro la sua andatura con l’elegante falcata delle gambe e il movimento basculante delle sue natiche. È come un cavallo di razza nato e fatto per vincere e per essere ammirato, non mi stancherò mai di desiderarla.
Ogni tanto si girava per rassicurarsi che la seguissi e mi sorrideva.
Dopo circa mezz’ora si è messa al mio fianco per parlarmi di una casa che le piacerebbe acquistare in Costa Azzurra a Juan le Pins.
“Basta con l’Ve du Levant! – mi ha detto – Quel posto banale dove tutti praticano nudismo e si può solo guardare gli ammen­nicoli degli altri, mi ha stancata e da quanto ho capito ha stufato anche te. Facciamoci costruire una villa tutta per noi e stiamocene un po’ per conto nostro. Sarebbe ora!”
Presa dalla foga del discorso e delle risate, faceva ondeggiare con grazia sulle spalle i lunghi capelli scuri come l’ebano. La sua bellezza quando è felice diventa luminosa, accecante. Lei sembra­va felice e io, a mia volta, mi sentivo felice del privilegio di posse­dere una tale meravigliosa creatura. Poi, proprio quando ci siamo seduti per riposare, ci sono passati davanti quattro avieri. Quattro ragazzi molto giovani e nemmeno tanto male.
Ho fatto un cenno d’intesa ad Anna, ma lei si è girata visibil­mente seccata dall’altra parte, facendomi capire di non avere nes­suna intenzione di assecondarmi.
“Oggi no, no – mi ha detto con occhi supplici – ti prego! Fammi questa grazia! È una giornata stupenda, non me la rovinare. L’ulti­ma volta, qui, con quel bagnino da due soldi, quel ragazzetto con il costumino a fiori gialli ti ho accontentato, ma oggi lasciami in pace. Se proprio ti va facciamo l’amore noi due, io ti amo davvero e desidero te da solo, non è possibile cercare unavolta tanto di essere una coppia normale?”
“Noi siamo una coppia normale – le ho confermato – io, però, a differenza della maggioranza degli stupidi e ipocriti borghesi, so come fare a rompere la monotonia dell’esistenza. Il sesso banale non fa per noi. Noi due siamo individui straordinari e privilegiati, te ne rendi conto? Mi sembrava che tu, da brava compagna ideale che mi sono scelto, l’avessi capito da un pezzo. Invece da un po’ di tempo ti diverti a fare le bizze, anche se sai che se non mi accontenti sarò costretto a non farti passare il tuo prossimo mensile. Tu personalmente non hai bisogno di soldi perché ogni cosa che ti è indispensabile te la faccio comprare o pagare dal nostro amministratore. Ma il denaro liquido ti serve per farti grande agli occhi del prossimo e soprattutto per passarlo a tua madre. Non capisco perché ti ostini a volerla foraggiare, quando tu stessa ti lamenti della trascuratezza che ha mostrato nei tuoi con­fronti”.
Le parole magiche, come sempre, hanno sortito il loro effetto. Anna si è sfilata il tanga e si è stesa lunga su un accappatoio az­zurro di spugna a cosce divaricate coprendosi il viso con le mani. lo mi sono alzato e ho chiamato vicino a me gli avieri che si erano fermati come paralizzati a guardarla. Quando hanno capito che li invitavo a fare sesso con lei mi hanno guardato a bocca aperta, non ci credevano, pensavano che li prendessi in giro.
Allora ho tirato fuori dal portafoglio un bel po’ di soldi e ho offerto trentamila lire a ognuno di loro dicendo: “Di solito siete voi che dovete pagare per scopare con le prostitute, ora, invece, siete talmente fortunati da essere pagati per farvi una delle più belle donne del mondo, quando lo racconterete ai vostri amici nessuno ci crederà. Su! Potete farlo senza il cappuccio, mi sembrate in sa­lute! Su! Su! Svelti, svelti. Chi è il primo?”
Erano timidi, il più giovane avrà avuto nemmeno vent’anni e forse qualcuno di loro era la prima volta che faceva l’amore. Dopo qualche tentennamento si sono decisi e si sono fatti avanti, in or­dine uno dopo l’altro, non hanno avuto nemmeno il coraggio di spogliarsi, si sono limitati a abbassarsi i pantaloni o a aprime solo la patta. Avevano dei bei membri dritti e, anche se inesperti, ce l’han­no messa tutta! Come gli davano giù e come pompavano!
Uno ha provato a baciarla e lei gli ha sputato in faccia, comun­que il rifiuto sdegnoso non l’ha scoraggiato e non le si è scollato fino a quando non ha terminato.
L’ultimo, un giovincello biondino e riccetto dalla faccia innocen­te che faceva pensare a un cherubino, non la finiva più e quando si è staccato da lei, dopo essere abbondantemente venuto, era anco­ra barzotto. Allora io con un cenno l’ho sollecitato a rimetterglielo dentro e lui ha ricominciato daccapo strizzandole le sise.
Che fregola! Dio! Che gusto! Alla fine gli avieri si sono messi a posto e se ne sono andati.
Anna piangeva raggomitolata sulla sabbia, sporca e scomposta e quanto era desiderabile! Ero così eccitato che invece di mastur­barmi e di venire con le mie mani, come mi piace spesso fare, mi sono tolto i bermuda e l’ho posseduta a lungo, fortemente e prepotentemente e ho goduto nella sua vagina aperta e lubrificata dallo sperma di coloro che l’avevano presa prima di me.
Dio! Le sensazioni divine che ho provato non sono in nessun modo descrivibili! Poi mi sono dato da fare a consolarla, dicendole che l’amavo e che erano proprio queste cose che me la facevano amare ancora di più.
Ma lei non intendeva ragione, ha continuato a piangere e non, la faceva finita, tanto che, visto che non mi riusciva di quietarla in nessun modo e con nessuna promessa, mi sono stancato e l’ho riportata a casa...

Sono preoccupato. Avevo deciso di andare a caccia in Jugosla­via e lei si rifiuta di accompagnarmi, poi le ho proposto di venire con me dai Marzotto sempre per una battuta di caccia all’anatra e mi ha risposto che preferiva rimanere a Roma per riflettere. Su che cosa e su chi dovrà mai riflettere? Secondo me le ha fatto male la compagnia di quel capellone sciroccato. Magari le avrà messo in testa qualcuno di quegli stupidi principi di rivendicazione femmini­le che hanno fatto sì che le donne prendessero posizione contro i maschi e lei si vuole emancipare. Ridicolo!
Da giorni non fa altro che dirmi che con quello che l’ho co­stretta a subire negli ultimi mesi sono arrivato al punto di destare in lei ribrezzo, che ho superato i limiti, che è stanca e che, se non la lascio in pace, vuole andarsene.
Prima, ogni tanto, quando era di malumore, mi diceva che approfittavo di lei e che avrebbe voluto lasciarmi, ma erano solo chiacchiere. Dopo la sfuriata e qualche urletto si rasserenava, io le facevo un bel regalo e tutto si esauriva lì.
Ma questa volta la vedo e la sento diversa, è troppo determinata! lo vorrei che fosse felice con me come lo sono io perché io la amo. Lei con la sua bellezza, la sua sensualità e la sua accondiscen­denza mi ha fatto provare delle sensazioni talmente forti e indi­menticabili alle quali non potrei rinunciare per nessuna ragione al mondo.
Non riesco a credere che si ribelli per amore o per suggeri­mento di uno sbarbatello come Massimo, ma non si può mai dire. Lei non può, non deve amare un altro e non può andare via. lc sono e devo rimanere l’unico suo uomo.
Non posso rinunciare a lei, ho già programmato nuovi esperi­menti sessuali che ci riempiranno piacevolmente la vita.
Pochi giorni fa mi hanno presentato una cantante lirica, una donna di classe, con una gran capigliatura ondulata rosso tiziano naturale e mi sono già messo d’accordo con lei per una sua pre­stazione a casa mia. Non vedo l’ora di poterla vedere lei così fulva di capelli e lattea di carnagione nuda accanto alla bellezza bruna di mia moglie, tutte e due stese su lenzuola di seta nera.
Comunque sia, di una cosa sola sono certo, che Anna è mia, sono io che l’ho forgiata, è una mia creatura e non posso pensare a un futuro da trascorrere da solo o con un’altra donna.
Nessuna, nessun’altra è come lei. Nessuno me la può allonta­nare, nessuno me la può rubare.
Devo farglielo capire meglio, il mio è un grande amore e non potrei mai rassegnarmi a perderla. Dio! come vorrei che riuscisse a capire a fondo i miei sentimenti.
Se solo riuscissi a farle sentire che cosa vuoi dire amare qual­cuno per quello che è, mi accetterebbe, come io ho accettato lei, e il nostro amore così speciale, così unico, sarebbe salvo, potrebbe diventare adamantino, indistruttibile, eterno.
Ma per rendere un amore eterno, forse non basta accettare o “amare per amore dell’amore”, forse si deve andare oltre, supe­rare i limiti limitanti della vita e passare attraverso le soglie della morte.

drugs

jeudi 4 août 2011

IL N Y A PAS D AMOUR

Il n’y a pas d’amour, il n’y a pas d’amour. Non, vous ne pourrez rien atteindre qui ne le soit déjà, parce qu’un homme meurt d’abord, puis cherche sa mort et la rencontre finalement, par hasard, sur le trajet hasardeux d’une lumière à une autre lumière, et il dit : donc, ce n’était que cela.

Bernard-Marie Koltès, Dans la solitude des champs de coton, 1986

dimanche 30 janvier 2011

Lettre d'amour de Napoleon à Josephine

Depuis un mois, je n'ai reçu de ma bonne amie que deux billets de trois lignes chacun. A-t-elle des affaires ? Celle d'écrire à son bon ami n'est donc pas un besoin pour elle ? Dès lors celle d'y penser... Vivre sans penser à Joséphine, ce serait pour ton ami être mort et ne pas exister. Ton image embellit ma pensée et égaye le tableau sinistre et noir de la mélancolie et de la douleur...
Un jour peut-être viendra où je te verrai ; car je ne doute pas que tu ne sois encore à Paris. Eh ! bien, ce jour-là, je te montrerai mes poches pleines de lettres que je ne t'ai pas envoyé parce qu'elle étaient trop bêtes - bien, c'est le mot.
Bon Dieu ! Dis-moi, toi qui sais si bien faire aimer les autres sans aimer, saurais-tu comment on guérit de l'amour ??? Je paierai ce remède bien chère.
Tu devais partir le 5 prairial ; bête que j'étais, je t'attendais le 13. Comme si une jolie femme pouvait abandonner ses habitudes, ses amis, sa madame Tallien, et un dîner chez Baras, et une représentation d'une pièce nouvelle, et Fortuné, oui, Fortuné !
Tu aimes tout plus que ton mari ; tu n'as pour lui qu'un peu d'estime, et une portion de cette bienveillance dont le coeur abonde. Tous les jours récapitulant tes tord, tes fautes, je me bat le flancs pour ne te plus aimer, bah ! voilà-t-il pas que je t'aime davantage. Enfin, mon incomparable petite mère, je vais te dire mon secret : moque-toi de moi, reste à Paris, aie des amants, que tout le monde le sache, n'écris jamais, eh bien !
Je t'en aimerai dix fois davantage.
Si ce n'est pas là folie, fièvre, délire ! Et je ne guérirai pas de cela (oh ! si pardieu, j'en guérirai) ; mais ne va pas me dire que tu es malade, n'entreprends pas de te justifier. Bon Dieu ! Tu es pardonnée ; je t'aime à la folie, et jamais mon pauvre coeur ne cessera de donner son amour. Si tu ne m'aimais pas, mon sort serait bien bizarre. Tu ne m'as pas écrit, tu étais malade, tu n'es pas venue. Le Directoire n'a pas voulu, après ta maladie, et puis ce petit enfant qui se remuait si fort qu'il te faisait mal ? mais tu as passé Lion, tu seras le 10, à Turin ; le 12, à Milan où tu m'attendras. Tu seras en Italie, et je serai encore loin de toi. Adieu ma bien-aimée, un baiser sur ta bouche ; un autre, sur ton coeur, et un autre sur ton petit absent.
Nous avons fait la paix avec Rome qui nous donne de l'argent. Nous serons demain à Livourne, et, le plus tôt que je pourrai, dans tes bras, à tes pieds, sur ton sein.

Roverbella, le 18 messidor

lundi 17 janvier 2011

Descends de mes cils

لو تطلب البحـر فِي عينيك أ 1

أو تطلب الشمس فِي كفيك أرميهـا

أنا أحبـك فـوق الغيـم أكتبهـا 2

وللعصافيـر والأشجـار أحكيهـا

أنا أحبـك فـوق المـاء أنقشهـا 3

وللعنـاقيـد والأقـداح أسقيهــا

إنزل قليلا عن الأهـداب يا رجـلا 4

ما زال يقتـل أحلامـي ويحييهـا



Si tu demandes la mer, dans tes yeux je la verserai

Ou tu demandes le soleil, dans tes mains je le balancerai

Je t’adore, sur les nuages je l'écris au crayon

Aux arbres je parle de toi, et aux oiseaux

Je t’aime, sur l’eau je le sculpte

Et aux grappes et calices je l’arrose

Descends un peu de mes cils, toi l’homme

Qui continue à assassiner mes rêves, puis les réanime

lundi 10 janvier 2011

Pas de ragot sur Rabot

Longue ballade, ce matin, avec mon chien, d'abord dans les champs qui longent le chemin de fer derrière mon jardin, ensuite passage au milieu de l'énorme friche SNCF, ses briques anciennes, des hommes qui parlent, gesticulent, s'inquiètent - j'arrive enfin face à un grand chantier et là, PAN PAN - j'en ai plein la figure: RABOT-DUTILLEUL! Juste derrière chez moi. Oh que c'est mimi. Tous ces ouvriers qui lèvent leur tête de leurs œuvres pour me regarder passer, les pauvres, à travailler dans le froid et le brouillard de ce lundi matin, certains rigolent entre eux en me criant des bonjours pleins de bonne humeur, ils ont la pêche les maçons de chez RABOT - j'ai les écouteurs dans les oreilles - je leur fais un petit sourire pendant que je descends la passerelle, et je tombe sur ce joli tag, RABOT-DUTILLEUL c'est pas n'importe quoi, même dans les tags qui ornent le chantier.




Je contourne le chantier, qui est vraiment très grand. Des ouvriers travaillent au bout du ciel, on dirait des anges avec leurs casques de sécurité et leurs ailes vert fluorescent...



Mon chien tire la laisse pour aller au parc rencontrer ses potes.

samedi 8 janvier 2011

Nuit

J'étais dans une nuit à nulle autre égale...
Lorsque tu es venu, mon amour,
tu as transformé ma nuit en jour heureux,
tu as chanté et gracieusement tu m'as versé du vin
en disant des mots divins et sacrés que je n'ai
jamais oubliés ...
et la nuit s'en est allé comme de la fumée.

ma tête, ce soir

ma tête, ce soir

Accouplé à la peur
entre la vie et le vide

le cou engendre le couteau

et le Coupeur de têtes
suspendu entre la tête et le corps

éclate de mou rire

(Ghérasim Luca, A gorge dénouée)

de quoi Elise est-il le nom?

nous sommes nombreux mes frères